Il termovalorizzatore è un impianto che brucia i rifiuti provenienti da un accurato
processo di raccolta differenziata. E' cioè un inceneritore che usa il calore prodotto
per generare energia.
Tuttavia, pur essendo meno inquinanti degli obsoleti inceneritori, i
termovalorizzatori non riescono ad eliminare la diossina, tossica e cancerogena,
presente nei fumi di scarico. Inoltre, studi sul particolato e sulle nanopolveri ne
mettono seriamente in dubbio la compatibilità ambientale. E proprio per i dubbi
sulla loro tossicità, i termovalorizzatori sono poco diffusi e molto osteggiati dalla
popolazione.
La pirolisi è un processo di degradazione termica in assenza di ossigeno. E' una
tecnica che, con particolari accorgimenti tecnici, l'utilizzo di uno speciale tipo di
forno (kiln), la dissociazione molecolare tra 400 e 800°C (contro i 1300 °C degli
inceneritori), può raggiungere performances ottimali, quali la totale assenza di
diossine e furani (composti tossicologicamente simili), oltre ai fumi con le polveri. È
un processo endotermico (per spezzare i legami tra gli atomi dei reagenti occorre
fornire energia) e può essere regolato, cioè abbassato o aumentato. È
particolarmente indicata proprio in presenza di materiali assai diversi fra di loro.
Può operare con a monte la raccolta differenziata, ma anche senza.
La pirolisi potrà trattare la frazione umida insieme con la frazione secca del
rifiuto, con ottimi risultati che possono toccare punte del 90% di produzione di gas e
10% di residuo inerte in discarica, contro circa il 50% dei termovalorizzatori.
Della nuova tecnica ne ha parlato all'ANSA, Angelo Moreno, ricercatore dell'Enea:
"In questo modo si consente la minimizzazione dell'impatto ambientale, vale a dire,
un minor numero e minore uso delle discariche, che e' tra i primi obiettivi ambientali
nella gestione rifiuti in Italia. Inquinanti quali i composti dello zolfo, gli ossidi di
azoto, il monossido di carbonio diminuiscono fino alla meta' mentre quelli pesanti si
riducono del 50%. Se poi, prosegue il ricercatore dell'Enea, un tale sistema venisse
accoppiato con una tecnologia ad alta efficienza, quali le celle a combustibile ad
alta temperatura che possono sfruttare in maniera ottimale il syn-gas prodotto,
questa potrebbe rappresentare la soluzione tecnologica ottimale al problema dei
rifiuti, dal punto di vista ambientale, energetico, sociale ed economico''
processo di raccolta differenziata. E' cioè un inceneritore che usa il calore prodotto
per generare energia.
Tuttavia, pur essendo meno inquinanti degli obsoleti inceneritori, i
termovalorizzatori non riescono ad eliminare la diossina, tossica e cancerogena,
presente nei fumi di scarico. Inoltre, studi sul particolato e sulle nanopolveri ne
mettono seriamente in dubbio la compatibilità ambientale. E proprio per i dubbi
sulla loro tossicità, i termovalorizzatori sono poco diffusi e molto osteggiati dalla
popolazione.
La pirolisi è un processo di degradazione termica in assenza di ossigeno. E' una
tecnica che, con particolari accorgimenti tecnici, l'utilizzo di uno speciale tipo di
forno (kiln), la dissociazione molecolare tra 400 e 800°C (contro i 1300 °C degli
inceneritori), può raggiungere performances ottimali, quali la totale assenza di
diossine e furani (composti tossicologicamente simili), oltre ai fumi con le polveri. È
un processo endotermico (per spezzare i legami tra gli atomi dei reagenti occorre
fornire energia) e può essere regolato, cioè abbassato o aumentato. È
particolarmente indicata proprio in presenza di materiali assai diversi fra di loro.
Può operare con a monte la raccolta differenziata, ma anche senza.
La pirolisi potrà trattare la frazione umida insieme con la frazione secca del
rifiuto, con ottimi risultati che possono toccare punte del 90% di produzione di gas e
10% di residuo inerte in discarica, contro circa il 50% dei termovalorizzatori.
Della nuova tecnica ne ha parlato all'ANSA, Angelo Moreno, ricercatore dell'Enea:
"In questo modo si consente la minimizzazione dell'impatto ambientale, vale a dire,
un minor numero e minore uso delle discariche, che e' tra i primi obiettivi ambientali
nella gestione rifiuti in Italia. Inquinanti quali i composti dello zolfo, gli ossidi di
azoto, il monossido di carbonio diminuiscono fino alla meta' mentre quelli pesanti si
riducono del 50%. Se poi, prosegue il ricercatore dell'Enea, un tale sistema venisse
accoppiato con una tecnologia ad alta efficienza, quali le celle a combustibile ad
alta temperatura che possono sfruttare in maniera ottimale il syn-gas prodotto,
questa potrebbe rappresentare la soluzione tecnologica ottimale al problema dei
rifiuti, dal punto di vista ambientale, energetico, sociale ed economico''